martedì 5 febbraio 2013

La Moda che provoca: Piazza Italia interpreta il disagio nazionale

Campagna pubblicitaria
Il marchio di abbigliamento "Piazza Italia", a Dicembre ha lanciato una campagna che ha fatto molto rumore   che interpretava  il disagio nazionale e  aveva scelto per la sua campagna natalizia modelli presi dalla strada, dando loro la possibilità di esprimersi con uno slogan. La campagna dal nome : "il pensiero che conta" raccoglieva i pensieri di tutte le persone, dal commesso al cuoco, dal barista allo studente e via discorrendo.

L' introduzione del catalogo di moda recita così: "Se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre.. Abbiamo voluto dedicare questo catalogo a noi e al nostro pensiero. A tutte quelle osservazioni, proposte, proteste che si riversano ogni giorno nelle piazze virtuali. Perchè se è vero che la casta ci vorrebbe silenzioni, è vero altrettanto che non lo siamo. Le nostre idee riempiono l'etere e danno voce al pensiero collettivo. C'è una moltitudine per niente rassegnata che non si accontenta di stare a guardare. Un mosaico di voci "contro" che va componendosi sui social media. E' a queste piazze che vogliamo dare spazio. Perchè, più di ogni altra cosa, ci hanno insegnato che è importante condividere. Soprattuto in tempi come questi, soprattutto sotto Natale".

La moda quindi grazie a questa campagna è diventata rabbia, provocazione perchè se è vero che  un vestito parla di noi allora anche quest'ultima deve conoscere i nostri pensieri, la nostra inquietudine, il vestito deve esprimere il nostro pensiero e quindi Noi stessi.


Il linguaggio è ironico ma tagliente (il copywriting è di Michele Bellini, il fotografo è Carlo Fulgeri Gilbert), i toni si propongono aspri, senza sconti, da ricercata anti-politica.
La campagna, affidata allo studio Diaframma diretto da Stefano Ginestroni, è stata voluta per le festività natalizie dai titolari di “Piazza Italia”, un’azienda di Nola (gli amministratori delegati sono i fratelli Antonio e Luigi Bernardo) che dal 1993 produce ed esporta nel mondo abbigliamento per donna, uomo e bambino.
 

Vi riporto brevemente i numeri di questa campagna che ha avuto un costo di due milioni di euro, 14 testimonial, rigorosamente selezionati dalla strada come era accaduto nelle precedenti campagne a sfondo sociale, 3.500 maxi-cartelloni disseminati dal 15 novembre 2012 lungo i marciapiedi e sui muri delle più importanti città italiane. Decine  gli spazi pubblicitari acquistati sui più importanti quotidiani per far conoscere l’iniziativa.  Durata della campagna: un mese .Obiettivo (semi-smentito dall’azienda): innalzare il fatturato dagli attuali 430 milioni fino al tetto dei 500 milioni annui.

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 «Piazza Italia», fece sapere a Lettera43.it Stefano De Silvo, 33 anni, responsabile marketing, «ha 2.100 dipendenti più altre centinaia nell’indotto ed esporta in mezzo mondo. Con questa campagna, che fa parte di un percorso promozionale che procede con coerenza da due anni, abbiamo voluto farci portavoce dei disagi degli italiani e della loro sacrosanta insoddisfazione. Mi creda: ci avrebbe fatto ancor più piacere se a lanciare i nostri slogan etici fosse stato il governo e non un’azienda di abbigliamento».
I temi trattati sui cartelloni, infatti, sono quelli del disagio e della rabbia comunitaria. «I politici sfilano in costume, gli italiani in mutande», afferma un testimonial 40enne con la barba lunga e le mani in tasca. Un giovane con la sciarpa si gratta la testa perplesso e riflette su meriti e bisogni: «Non sono abbastanza furbo da fingermi scemo», fa sapere sornione.
In età più avanzata, invece, un cuoco-testimonial che, rassegnato, annuncia nel morbido pullover a collo alto: «Sono prossimo a non andare in pensione».
Più ermetica la frase pronunciata dalla donna con i capelli a caschetto, minigonna e bolerino: «Co co co, Co co pro e il pulcino Pio», dice senza sorridere.



Il nostro plauso va ai Fratelli Bernardo e al loro consulente marketing che oltre a  proporsi di alzare il fatturato della loro azienda , come è giusto d'altronde, attraverso la moda hanno lanciato dei messaggi anti politica provocatori e taglienti, citando anche articoli della costituzione italiana e utilizzando frasi anti casta e utilizzando un'ironia semplice e non invadente. Stefano Ginestroni, il pubblicitario creativo che ha diretto la campagna, ha detto: «In Italia, esiste un mosaico di voci-contro che va componendosi sui social network: costituisce una piazza di importanza nevralgica in cui a far da collante è la voglia di condividere ansia, paure, rabbia, disagi».
E De Silvo aggiunge: «Lo scorso Natale ci inventammo una campagna all’insegna dello slogan: 'I veri miracoli li facciamo noi'. Eravamo all’inizio del governo Monti, ma non riscontrammo l’interesse che invece è esploso adesso. Forse perché ora l’Italia vive la fase in cui la fame morde di più».
Una ragazza di colore da un altro cartellone esorta scherzosa: «Basta lavoro nero». Un’altra, con l’impermeabile e una borsa piena di scartoffie, lancia il suo amaro anatema: «Con la cultura non si mangia, ma con la politica si ingrassa di brutto».


Un bellissimo catalogo che ha suscitato l'interesse di molti e che ha fatto parlare di se e ci ha invitato alla riflessione . L'obiettivo della nota azienda è stato raggiunto . 

Campagna pubblicitaria

A mio avviso una campagna pubblicitaria così , rimarrà nella storia.

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