domenica 6 luglio 2014

Lettera del Governatore molisano, Paolo di Laura Frattura a Papa Francesco : "Nel mio grazie, il grazie di tutti".


"Amatissimo Papa Francesco, 

con l'umanità dell'errore accompagno questo umile pensiero alla Sua visita nella nostra piccola terra. Spero, e ne sono certo, che Ella l'accoglierà con quel sorriso fraterno e cristiano, unico e bello, diventato per tutti noi ristoro e punto certo. Voglia accettare le sbavature dell'emozione di avvicinarmi a Lei, imperfezioni di felicità per il dono che ha voluto fare al Molise. Nessuna parola può racchiudere la pienezza della nostra gratitudine.  

Caro Papa Francesco, la Sua figura, la Sua parola, il Suo esempio sono la forza e il segno del cambiamento che tutti aspettavamo e che nessuno riusciva a mettere in atto, dall'alto o dal basso del suo ruolo nel mondo. Dalla nostra Chiesa l'inatteso è tornato in una Chiesa aperta, una Chiesa vicina, una Chiesa casa dei diseredati della vita. 

È arrivato Lei "dalla fine del mondo", da quella fine che ci ha fatto riconoscere da subito un nuovo inizio, a ricordarci tante cose dimenticate. Prima fra tutte, la bellezza della vita, riconoscibile in una carezza, in un abbraccio, in una parola, in una telefonata. Riconoscibile nella cristianità della Sua preghiera nel nome di una Fede necessaria a chi teme di perderla come a chi non l'ha mai incontrata e forse mai nemmeno la incontrerà. La bellezza che ci insegna a dare senza chiedere in cambio. Lei, Santità, ci ha fatto riassaporare il valore della bontà, della pietas nei confronti dell'altro e del diverso.

È con Lei che stiamo riscoprendo il coraggio e il dovere della cura nei confronti della miseria, della malattia, dell'altrui dolore. Delle stragi del mare che sono stragi di innocenti e di sogni di innocenti per un domani migliore. Stragi che si intrecciano a una parola: il lavoro che non c'è, questione che paralizza e ci impone di intervenire. 

Questa piccola regione, periferia di un'Italia oggi come estranea alla straordinaria solidarietà che sempre l'ha pervasa, è diventata asilo per i nostri fratelli venuti da mondi diversi. È accaduto con un moto spontaneo che non è facile da raccontare, ma è nostro, appartiene alla nostra storia e alla nostra cultura. Alla semplicità di un tempo, ancora viva in mezzo a noi. Questa è la forza, questa è la tradizione, questa è la grandezza del nostro piccolo, poco nominato, a volte addirittura ignorato, Molise. 

Un Molise che proprio nella "Sua fine del mondo", Santità, ha trovato nel tempo andato una casa nuova, dove una lingua sconosciuta s'è mischiata all'ostinazione di un dialetto troppo caro per disperderlo. Nella sua Argentina c'è un mondo di molisani, partiti con la speranza del riscatto. C'è un Molise che cresce e prova a fare del bene, laggiù, nel solco della grande lezione lasciata da Padre Tedeschi. Il Molise sparso nel mondo oggi è tornato a casa per condividere il nostro abbraccio al Santo Padre. Ne siamo felici.

La nostra terra, lo sappiamo, non è stata il luogo delle grandi occasioni. È spesso stata, purtroppo per tutti, il luogo della rinuncia, della fuga, delle valigie con il biglietto di sola andata. Succede di nuovo oggi, ed è, tutto questo, sofferenza. Acuta, invasiva, generale. Ma a questa sofferenza proviamo a dare rimedio.

È difficile per chi non ha più certezze accettare decisioni che si legano al rigore, al raddrizzamento di una nave sbilenca. È difficile intendersi tra cittadini e amministratori quando sul tavolo c'è la precarietà del quotidiano. Le scelte che compiamo, Santità, sono scelte di responsabilità. Scelte prese per dare un futuro al nostro Molise. 

La riconciliazione che ha portato nel mondo della Chiesa è la riconciliazione che proviamo a perseguire nel nostro piccolo, per riavvicinare società e istituzioni. È necessaria, vitale, per il bene della collettività. I sacrifici che si richiedono rispondono a un disegno più alto, magari per il momento lontano, ma utile a tutti. I risultati arriveranno, questo è il nostro impegno.
Davanti agli occhi ogni giorno, nel cuore ogni notte, le grida di rabbia e rivendicazione di donne e uomini che sentono di tradire le speranze dei loro figli perché non hanno più nulla o poco più di nulla da offrire. Sono volti che conosciamo uno per uno, nome per nome, storia per storia. Volti che ci hanno raccontato, con voce diretta, la miseria di casa, la fragilità dei rapporti, la paura per un domani che non si sa più intravedere. 

Volti di lacrime e fame che sanno però ancora combattere nel nome della libertà e della giustizia sociale. Volti che ci impongono di resistere a logiche terze che poco tengono conto dei diritti, quando invece sono i diritti, la garanzia dei servizi, il primo bene da tutelare. Soprattutto per chi ha meno, per chi è nato meno fortunato. 

Diceva Don Milani che non c'è nulla che sia ingiusto quanto fare parti uguali tra disuguali, lo pensiamo ogni giorno quando si decidono spartizioni che non sono nemmeno uguali tra disuguali. Il Molise chiede solidarietà, reciproca.

Ho segnato a memoria questa frase: "Una Chiesa che non sorprende è una Chiesa che va ricoverata in rianimazione". È Sua, Santità. Per me tra le più belle mai sentite.

Il valore della sorpresa, ho pensato ascoltandoLa, da trasferire in ogni azione della vita. In ogni sua sfera. Il valore della sorpresa nella politica, da tornare a intendere come servizio collettivo e gestione alta della cosa pubblica nell'interesse dei cittadini. Non so se noi sapremo mai sorprendere nessuno, non so se sapremo mai riconquistare fiducia e considerazione, ma il sogno o l'illusione di poterlo fare ci allontana tutti insieme da quella rianimazione alla quale mai vorremmo essere attaccati. 

Un mondo diverso è ancora possibile. Un mondo dove tutti possano scegliere. È, la scelta, la grande assente dei nostri giorni. Restituire questa possibilità significa restituire speranza. Possiamo farlo, e proviamo a farlo, in una collaborazione continua, dove chi è avanti si attarda per aspettare chi lo segue. Ci dia coraggio, con la Sua Preghiera, Santo Padre. 

L'annuncio della Sua visita, una gioia che ha prodotto entusiasmo e fibrillazione ovunque nei nostri paesi, l'organizzazione di questa giornata, che è e resterà per sempre nei nostri cuori, ci hanno fatto capire quanto lavorare, impegnarsi l'uno accanto all'altro, sia importante, utile, intelligente. Non smarriremo il legame rinato che adesso ci fa sentire molisani fieri davanti agli occhi del mondo. 

Tutti, davvero tutti, ci siamo messi a disposizione di tutti. In una baraonda di emozioni e colori, idee, suggerimenti e ripensamenti, diventata una meravigliosa esperienza collettiva. Grazie a Lei, Santità, abbiamo riscoperto il piacere e il valore di costruire insieme. Ci ha chiesto sobrietà e con sobrietà ci siamo avvicinati a questo giorno. Un giorno che è festa e storia. Un giorno che ci regala la presenza di migliaia di pellegrini che con Lei stanno conoscendo questa piccola regione, splendida e unica per noi che la viviamo.

Che il Molise appartenga al Suo Cuore per sempre, Francesco. 

Nel mio grazie, il grazie di tutti". 
 
Paolo di Laura Frattura

Molise, Papa Francesco ai giovani “Abbiate coraggio, aspirate alla felicità... la vita non è stata fatta per girarla, ma per camminarla”.

Papa Francesco non finisce mai di stupire
Dopo 19 anni un Papa torna a visitare il Molise. Giovanni Paolo II fu l'ultimo pontefice che si recò in questa piccola regione di 300 mila abitanti . 200 mila sono le persone che hanno accolto il Santo Padre a Campobasso, Castelpetroso ed Isernia.  

Stamattina nell' Angelus domenicale, Papa Francesco ha salutato e ringraziato i molisani per averlo accolto calorosamente ma soprattutto con il cuore nella loro terra.
Facciamo un passo indietro. I molisani hanno atteso il Santo Padre come un padre, un fratello, un amico. Un dono che non speravano di ricevere ma Francesco ha stupito tutti e ha scelto il Molise, una terra ospitale, calda, umile e generosa.

Il Pontefice è arrivato a Campobasso a bordo del suo elicottero, sul piazzale dell’Università del Molise dove Bergoglio fa la sua prima tappa. Ad attenderlo l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Maria Bregantini, dal presidente della regione Paolo Di Laura Frattura e dal sindaco della città, Antonio Battista.A prendere la parola per primo all'arrivo di papa Francesco all'Università del Molise Don Pasquale D'Elia della Cappellania Universitaria: "Siamo in 600 nell'Aula Magna e 1.000 qui fuori, questo è il primo benvenuto che il Molise Le rivolge".

Nel suo discorso all'Università del Molise incontrando il mondo del lavoro e dell'industria ha affermato : "Si tratta di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia" e ha continuato dicendo: "La domenica libera dal lavoro - eccettuati i servizi necessari - sta ad affermare che la priorità non è all'economico, ma all'umano". ha anche detto papa Francesco durante l'incontro col mondo del lavoro. "Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà".
"Oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un 'patto per il lavoro'" ha aggiunto Francesco.
"Non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità", ha proseguito il Papa. "Il problema più grave non è la fame, è la dignità: dobbiamo difenderla e la dà il lavoro".
"Questa è una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato"  ha sottolineato papa Francesco. "Io vedo l'America, che è la mia patria, tante foreste spogliate, che diventano terra che non si può coltivare, che non può dare vita".
"Per un contadino restare sulla terra non è rimanere fisso: è un dialogo fecondo, creativo" ha sottolineato Francesco. "Il dialogo di un uomo con la sua terra la fa fiorire, la rende feconda. E questo è importante".
"Se non cerchiamo di rompere gli schemi non andremo avanti. Bisogna essere creativi sul futuro" Francesco, nel suo discorso, ha sottolineato anche "l'importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l'attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale".
La disoccupazione è "una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti", ha "tuonato" il Papa nella messa a Campobasso. "Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario".
"Il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l'unità e la comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza, dalla paura, dal vuoto interiore, dall'isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele". "Anche nelle nostre comunità infatti non mancano atteggiamenti negativi, che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi. Ma Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale".
Il Santo Padre,  ha pranzato intorno alle 13:00 con i poveri assistiti dalla Caritas nella mensa 'Casa degli angeli', allestita per l' occasione nell'asilo di via Monte San Gabriele, in un quartiere popolare della città.  Cinquanta ospiti assistiti dalla Caritas hanno pranzato insieme a Papa Francesco nella "Casa degli Angeli". Il menu era il seguente: Fettuccine ai funghi, Cavatelli, Caponata, Pollo e Patate al forno. Per concludere, crostata al limone, frutta di stagione e Mate, il tè argentino che Papa Francesco gradisce sempre molto.
“Non lasciatevi rubare il desiderio di costruire nella vostra vita cose grandi e solide. Non accontentatevi di piccole mete. Aspirate alla felicità, abbiate il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi e di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù”, dice Francesco ai giovani.
Un giovane – afferma il Pontefice – “non può stare fermo”, ma, ha sottolineato il Papa “uno può non essere fermo ma essere un camminante, uno gira gira… Ma la vita non è stata fatta per girarla, ma per camminarla”. È “triste” se uno guarda “il cammino” compiuto e vede un cammino “fatto a pezzi diversi, senza unità, senza definitività, tutto provvisorio”.


E  ai detenuti a Isernia Francesco ribadisce: “Quando l’acqua sta ferma marcisce, ma camminare, fare un passo ogni giorno, con l’aiuto del Signore”, ha detto ribadendo che Dio “non si stanca mai di perdonare” e ricordando che la sfida per i carcerati è la speranza del reinserimento.
E in serata il Papa in un messaggio inviato al vescovo di Agrigento, mons.Francesco Montenegro, a un anno dalla sua visita a Lampedusa, scrive: “Mi reco ancora una volta spiritualmente al largo del mare Mediterraneo per piangere con quanti sono nel dolore e per gettare i fiori della preghiera per le donne, gli uomini e i bambini che sono vittime di un dramma senza fine”.  La situazione si è aggravata e il Papa chiede alle istituzioni, soprattutto all’ Europa, più coraggio e generosità.

martedì 18 febbraio 2014

La giustizia sociale passa anche attraverso i social network.

La libertà non esiste laddove non vi è giustizia
sBLOGgo torna ad occuparsi di giustizia sociale. Quando si parla di quest'ultima  le istituzioni cadono sempre dalle nuvole.


E' la storia di due donne romane che si sono intrecciate per una casualità grazie alla pubblicazione di link con relative foto che ha postato una ragazza di Roma.

Andiamo per gradi. Il social network, più amato e  odiato, questa volta non può essere demonizzato anzi ha svolto la sua funzione di comunicatore. 


Diversi mesi fa, girovagando su facebook, la mia attenzione è stata catturata dalla foto di una donna anziana, pubblicata da una ragazza romana, che si occupa dei senzatetto e di ogni essere vivente abbandonato tra cui i nostri migliori amici, i cani; a cui va la mia stima per il suo egregio e faticoso lavoro. 

sBLOGgo, si è subito attivato per cercare di risolvere questa penosa situazione dapprima contattando la ragazza che ci raccontò la  storia di questa donna e il luogo dove potesse essere rintracciata. L'immagine di  una donna anziana, disabile, la cui sedia a rotelle fungeva da letto e da casa non poteva passare inosservata.

Il passo successivo è stato contattare il Comune di Roma e postare tale vergogna sulla pagina del sindaco; che ha risposto celermente alla mia mail e ha recuperato la signora attraverso i servizi sociali ed ora ha una casa e soprattutto un pasto caldo e persone che le vogliono bene.

L' altro caso di cui sBLOGgo si è occupato è un caso più complesso. Una signora che ha conosciuto tante sofferenze e con un passato doloroso. Per ricominciare ha bisogno di una casa. Stamattina il comune di Roma mi ha aggiornato sulla situazione della signora. I servizi sociali si stanno occupando di lei ma bisogna aspettare l'esito della graduatoria per avere un alloggio popolare. Speriamo che i tempi siano brevi e che la signora possa finalmente tornare a vivere e sperare.

Quando si parla di giustizia sociale tutti hanno un concetto vago della stessa e tutti pensano che è un fatto che non li riguarda da vicino, di cui si può fare a meno di occuparsene in prima persona. 
Nell' intervista a don Luigi Ciotti,   pubblicata sul  Rapporto diritti globali 2013, leggete cosa asseriva: "Prima che di giustizia in senso stretto, è necessario prendersi a cuore il problema di giustizia sociale che affligge il nostro Paese e che è alla base della sua grave crisi economica. Ma giustizia sociale non significa altro che democrazia. A ricordarcelo è la Costituzione e in particolare il suo terzo articolo, dove si esorta a rimuovere tutti gli ostacoli di varia natura - economica, sociale, culturale - che impediscono un'effettiva uguaglianza dei cittadini. Senza uguaglianza, senza lo sforzo costante per affermarla, non c'è democrazia. É da qui che deve ripartire la politica, perché una politica che non vada in questa direzione semplicemente smette di essere politica: diventa potere. Ma, come non mi stanco di dire, il cambiamento non può essere delegato alla sola politica né alla supplenza di governi "tecnici" o di altro genere. Certo una guida ci vuole, possibilmente formata da persone animate da autentico spirito di servizio, ma al contempo è necessaria la corresponsabilità, il concorso e l'impegno di tutti. La parola "crisi", del resto, deriva dal verbo greco scegliere. La crisi arriva quando per troppo tempo non si sceglie o si lascia che siano gli altri a scegliere al posto nostro, così come dalla crisi non si esce senza scelte coraggiose, che impegnano l'integrità della nostra vita. Ben vengano allora le richieste di cambiamento e di rinnovamento della classe politica, la giusta domanda di una maggiore sobrietà e attenzione ai bisogni delle persone, così come è più che legittima l'insofferenza per certi linguaggi e certi meccanismi, come la legge elettorale, che impediscono ai cittadini di partecipare e di decidere. A patto, però, di mettersi in gioco tutti, in prima persona. Non c'è cambiamento che non chiami in causa l'etica, cioè i comportamenti di ciascuno di noi. Se c'è una cosa di cui non solo la politica ma l'intero Paese avrebbe urgente bisogno è una dieta della parola, di quella parola spettacolo - "talk show" vuol dire questo, in fondo - che per troppo tempo ha occupato la scena allontanandoci dalla realtà e dalla verità della vita".

Ognuno di noi può e deve fare la sua parte. Non ci si può più permettere di girarsi dall' altra parte di fronte ai problemi della gente. Ognuno dovrebbe farsi prossimo degli altri.

sabato 15 febbraio 2014

La lotta al sessismo passa anche attraverso le immagini

Campagna pubblicitaria 2012 - Rimini
Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Facebook, con Getty Images propone una collezione di  foto di donne reali, contro lo stereotipo sessista creato dai media.
Di questo tema se ne discute ogni giorno ma quando le parole falliscono arrivano le immagini.
Un video con moltissime foto di donne che vivono la loro quotidianità per cercare di cambiare lo stereotipo della donna oggetto.