martedì 18 febbraio 2014

La giustizia sociale passa anche attraverso i social network.

La libertà non esiste laddove non vi è giustizia
sBLOGgo torna ad occuparsi di giustizia sociale. Quando si parla di quest'ultima  le istituzioni cadono sempre dalle nuvole.


E' la storia di due donne romane che si sono intrecciate per una casualità grazie alla pubblicazione di link con relative foto che ha postato una ragazza di Roma.

Andiamo per gradi. Il social network, più amato e  odiato, questa volta non può essere demonizzato anzi ha svolto la sua funzione di comunicatore. 


Diversi mesi fa, girovagando su facebook, la mia attenzione è stata catturata dalla foto di una donna anziana, pubblicata da una ragazza romana, che si occupa dei senzatetto e di ogni essere vivente abbandonato tra cui i nostri migliori amici, i cani; a cui va la mia stima per il suo egregio e faticoso lavoro. 

sBLOGgo, si è subito attivato per cercare di risolvere questa penosa situazione dapprima contattando la ragazza che ci raccontò la  storia di questa donna e il luogo dove potesse essere rintracciata. L'immagine di  una donna anziana, disabile, la cui sedia a rotelle fungeva da letto e da casa non poteva passare inosservata.

Il passo successivo è stato contattare il Comune di Roma e postare tale vergogna sulla pagina del sindaco; che ha risposto celermente alla mia mail e ha recuperato la signora attraverso i servizi sociali ed ora ha una casa e soprattutto un pasto caldo e persone che le vogliono bene.

L' altro caso di cui sBLOGgo si è occupato è un caso più complesso. Una signora che ha conosciuto tante sofferenze e con un passato doloroso. Per ricominciare ha bisogno di una casa. Stamattina il comune di Roma mi ha aggiornato sulla situazione della signora. I servizi sociali si stanno occupando di lei ma bisogna aspettare l'esito della graduatoria per avere un alloggio popolare. Speriamo che i tempi siano brevi e che la signora possa finalmente tornare a vivere e sperare.

Quando si parla di giustizia sociale tutti hanno un concetto vago della stessa e tutti pensano che è un fatto che non li riguarda da vicino, di cui si può fare a meno di occuparsene in prima persona. 
Nell' intervista a don Luigi Ciotti,   pubblicata sul  Rapporto diritti globali 2013, leggete cosa asseriva: "Prima che di giustizia in senso stretto, è necessario prendersi a cuore il problema di giustizia sociale che affligge il nostro Paese e che è alla base della sua grave crisi economica. Ma giustizia sociale non significa altro che democrazia. A ricordarcelo è la Costituzione e in particolare il suo terzo articolo, dove si esorta a rimuovere tutti gli ostacoli di varia natura - economica, sociale, culturale - che impediscono un'effettiva uguaglianza dei cittadini. Senza uguaglianza, senza lo sforzo costante per affermarla, non c'è democrazia. É da qui che deve ripartire la politica, perché una politica che non vada in questa direzione semplicemente smette di essere politica: diventa potere. Ma, come non mi stanco di dire, il cambiamento non può essere delegato alla sola politica né alla supplenza di governi "tecnici" o di altro genere. Certo una guida ci vuole, possibilmente formata da persone animate da autentico spirito di servizio, ma al contempo è necessaria la corresponsabilità, il concorso e l'impegno di tutti. La parola "crisi", del resto, deriva dal verbo greco scegliere. La crisi arriva quando per troppo tempo non si sceglie o si lascia che siano gli altri a scegliere al posto nostro, così come dalla crisi non si esce senza scelte coraggiose, che impegnano l'integrità della nostra vita. Ben vengano allora le richieste di cambiamento e di rinnovamento della classe politica, la giusta domanda di una maggiore sobrietà e attenzione ai bisogni delle persone, così come è più che legittima l'insofferenza per certi linguaggi e certi meccanismi, come la legge elettorale, che impediscono ai cittadini di partecipare e di decidere. A patto, però, di mettersi in gioco tutti, in prima persona. Non c'è cambiamento che non chiami in causa l'etica, cioè i comportamenti di ciascuno di noi. Se c'è una cosa di cui non solo la politica ma l'intero Paese avrebbe urgente bisogno è una dieta della parola, di quella parola spettacolo - "talk show" vuol dire questo, in fondo - che per troppo tempo ha occupato la scena allontanandoci dalla realtà e dalla verità della vita".

Ognuno di noi può e deve fare la sua parte. Non ci si può più permettere di girarsi dall' altra parte di fronte ai problemi della gente. Ognuno dovrebbe farsi prossimo degli altri.

Nessun commento:

Posta un commento